Avete mai visto uno spettacolo dei pupi Siciliani? Essendo nata in Sicilia ho avuto l’occasione di assistere più volte a queste rappresentazioni.

Sono degli spettacoli rari perchè nascono da un’ arte difficile che non si ferma solo alla recitazione ma ne comprende molte altre: la genialità della pittura, l’accuratezza della scultura in legno, l’attenzione riservata per cucire le stoffe e modellare il metalli per le spade e le armature, senza parlare della capacità di rendere i pupi vivi e in continuo movimento.

Parlando d’ arte non posso di certo trascurare questa grande tradizione. I pupi Siciliani affascinano perché sono ricchi di cultura e di rievocazione. Chi assiste a uno spettacolo come questo non può che tornare a casa con gli occhi pieni di immagini e colori, con la mente proiettata al passato e il cuore pieno di emozioni presenti.

Si apre il sipario e si apre un mondo nuovo, quasi come una favola ecco che siamo catapultati con ritmo calzante in giochi, tornei, armature e spade scintillanti. Quello che va in scena è l’epoca cavalleresca, il tempo di Orlando e Rinaldo dal cuore rapito dalla bell’ Angelica e dei paladini fedeli a Carlo Magno. 

L’arte prende forma, l’arte si supera e si arricchisce a ogni rappresentazione, risultando sempre nuova e sempre vera.

Quando nasce la tradizione dei pupi Siciliani?

L’opera dei pupi è tipica della tradizione siciliana dei cuntastorie che si spostavano di città in città intrattenendo attraverso  racconti e favole. Le storie venivano tramandate oralmente e non avevano una trama fissa.

Difficile individuare una data esatta in cui nasce la tradizione dei pupi. Nel 1700 alcuni studiosi supposero che l’abilità dei pupari derivasse da quella di alcuni siracusani che già al tempo di Socrate e Senofonte erano molto bravi a far muovere le marionette.

Gli spettacoli assunsero la forma attuale soltanto nella seconda metà dell’Ottocento. Ogni puparo aveva delle tecniche e i dei trucchi scenici unici e personali. Il segreto dell’arte veniva protetto e tramandato di generazione in generazione oralmente.

Le fonti principali delle storie dei pupi Siciliani

Le principali fonti erano e sono tuttora le Chansons de Geste e il romanzo arturiano ma venivano rappresentate anche tematiche locali. Il linguaggio dei paladini era particolare con versi e parole sonanti.

Il pubblico si appassionava per i sentimenti e i codici comportamentali che venivano messi in scena e rappresentati dai paladini quali: la lealtà, la nobiltà d’animo, l’onore, la lotta per la giustizia e la fede, gli intrecci amorosi e la voglia di primeggiare.

Il coinvolgimento degli astanti nelle storie narrate spesso si tramutava in una sorta di identificazione tra eroe e spettatore. Il pubblico molte volte interveniva,  manifestando le loro antipatie verso un personaggio non solo a parole ma anche lanciandogli contro oggetti.

Aree Geografiche : PALERMO/CATANIA/NAPOLI

Quando parliamo di pupi non intendiamo solo la Sicilia ma dobbiamo includere anche Napoli. Infatti le aree geografiche legate a questa tradizione furono: Palermo, Catania e Napoli.  Gli iniziatori di quest’arte in Sicilia furono diversi per area: per la parte occidentale, i Greco ed i Canino, in quella orientale, le famiglie Crimi e Grasso.  

Le differenze che da sempre  caratterizzato le due scuole sono: i pupi della tradizione palermitana hanno ginocchia snodabili pesano 6/7 kg, devono essere sorretti per lunghi tratti di recitazione e vengono animati di lato al fondale scenico.

La tematica della sceneggiatura  spazia dal teatro epico alla rappresentazioni di vita sociale. I pupi di stile catanese, pesano tra i 15 e i 25 kg, gli arti inferiori sono rigidi e non devono essere sostenuti, vengono animati da dietro il fondale scenico e hanno sempre la spada in pugno segno che il combattimento rappresenta il centro della rappresentazione.

Dalla tradizione ai nostri giorni

L’attività di personaggi come Mimmo Cuticchio è il segno che quest’arte non ha mai smesso di affascinare, tanto che ne vengono attratte anche le più giovani generazioni, attività che ha permesso la conservazione di questo importante patrimonio culturale.

Nonostante la crisi subita a partire dagli anni ’50 per la mancanza del pubblico tradizionale, per i Cuticchio l’Opera non ha mai smesso di essere oltre che un’arte da preservare anche una vera e propria ragione di vita. 

Mimmo, allenatosi nella “palestra” del padre è ad oggi a capo dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio, fondata nel 1977 con l’obiettivo di salvaguardare quest’arte, coniugando il recupero delle tecniche tradizionali alla ricerca e alla sperimentazione necessarie a rendere gli spettacoli sempre attuali. 

Il teatro dell’Associazione è un teatro di poesia e verità, apprezzato tanto nella sua terra quanto nelle molteplici location internazionali previste dalle tappe delle tournée.

Il repertorio, se da un lato è sempre lo stesso e attinge quindi al ben noto ciclo carolingio, dal altro si apre a proposte in cui la tradizione viene del tutto reinventata e commissionata con altri generi.

L’associazione presiede non soltanto alla realizzazione dello spettacolo ma anche alla realizzazione delle scenografie e dei pupi in tutte le loro fasi, in stretta collaborazione con l’artigianato locale.

Le attività non si fermano qui: oltre alla conservazione, si propone anche la promozione di questo grande patrimonio artistico su più fronti. Innanzitutto, il festival ormai ventennale dal nome “La macchina dei sogni”, che si svolge nella città di Palermo e che accoglie ogni genere d’artista, dal puparo all’attore, al cuntista.

Dal 1997 è aperta la Scuola per Pupari e Cuntisti, un percorso di studi per giovani compresi tra i diciotto e i ventisei anni, che promuove lo sviluppo di svariate competenze sfornando pittori, scultori, scenografi e manovratori.

Importante per l’attività della scuola è anche la collaborazione con istituzioni culturali di livello europeo come l’International School of Theater Antropology e l’Ecole Superieure Nazionale del Arts de la Marionette. Dal 2011 l’opera dei pupi è stata riconosciuta dall’UNESCO patrimonio orale e immateriale dell’umanità.