Lo Stretto di Messina, anticamente soprannominato Stretto di Scilla e Cariddi dal nome dei mostri omonimi, Scilla (colei che dilania) e Cariddi (colei che risucchia), che funestavano la navigazione dei marinai a causa dei forti venti e delle correnti dando luogo a enormi vortici, è un luogo ricco di affascinanti racconti e leggende.

La Sicilia e la Calabria sono divise tra loro da circa tre chilometri di mare il tratto può essere rappresentato come un imbuto, con la parte più stretta verso nord capo Peloro (Sicilia)  e Torre Cavallo (Calabria) e si apre gradualmente verso capo d’Armi (Calabria).

Ci sono dei giorni di agosto e settembre in cui il sole splende luminoso e il mare è di un azzurro intenso ,le due estremità di terra appaiono vicine, quasi unite e sembrano potersi attraversare con un semplice salto.

Secondo la leggenda si tratterebbe dell’inganno di fata Morgana, che stabilendosi in quel tratto di mare, si diverte a raggirare i navigatori facendo apparire immagini di persone e case tali da disorientare i marinai.

In realtà non è altro che un fenomeno ottico che si verifica in quella zona nelle giornate estive, in assenza di vento e con mare calmo, quando i raggi di luce sono incurvati dal passaggio di strati d’aria a temperature diverse. Può capitare infatti che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda e la differenza tra gli indici di rifrazione possono dare luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite.

Si tratterebbe di miraggi visibili su una ristretta fascia posta al di sopra della linea di orizzonte e osservabili sia da terra che sul mare, tali da distorcere gli oggetti e renderli quasi irriconoscibili.

Il fenomeno può verificarsi con intensità differenti, alcune volte dalla costa calabra (o siciliana) si può vedere l’altra costa (la Sicilia o la Calabria), più vicina, separate da poche centinai di metri, attraverso immagini distorte e riflesse sul mare o sul suolo e si ha l’impressione di osservare nello Stretto una città irreale che si modifica e svanisce in brevissimo tempo. Talvolta si possono per poco tempo distinguere le case, le auto e addirittura le persone.

Chi era Fata Morgana?

Morgana, anche nota con il nome di “fata delle acque“, è una creatura soprannaturale della mitologia celtica. La prima opera in cui appare è la “Vita Merlini” di Goffredo di Monmouth 1148 , dove Morgana è descritta come una fata guaritrice che vive ad Avalon insieme ad altre nove sacerdotesse. Con il tempo Morgana verrà rappresentata in modo negativo, passando da guaritrice a ingannatrice e maga.

Nella mitologia anglosassone Morgana è una delle principali antagoniste di Re Artù, Ginevra e soprattutto di mago Melino. In tutte le versioni del mito è una potente maga.

Morgana era una delle nove sorelle di re Artù che regnavano nell’ isola di Avalon.  Nella tradizione del ciclo arturiano, Morgana era la maggiore di tre sorelle, figlie del duca Gorlois di Cornovaglia e di sua moglie Igraine. Igraine ebbe però anche un figlio illegittimo dal re britanno Uther Pendragon, il quale viene affidato al mago Merlino e diventerà re Artù.

 Anche Morgana imparò le arti magiche da Merlino, ma invidiosa della gloria del fratellastro Artù e di sua moglie Ginevra, si adoperò per distruggerli.

Nella mitologia anglosassone Morgana fu legata a re Artù da odio e amore incestuoso, quando re Artù durante una battaglia rimase ferito mortalmente, Morgana mossa da compassione recuperò il corpo del fratello e lo portò nella terra di Avalon.

Nella mitologia normanna la destinazione finale di Re Artù fu invece il vulcano Etna per saldare la spada Excalibur spezzata in battaglia. Fu trasportato da Morgana e Re Artù innamorandosi di questa terra fisso là la sua reggia, così anche Morgana decise di stabilirsi in Sicilia edificando un castello di cristallo nelle profondità marine dello Stretto di Messina.

Il desiderio di ingannare, così radicato in Morgana, continuò anche nella sua nuova dimora e la fata non perdeva occasione per raggirare e ammaliare.

La leggenda narra che si divertisse a gabbare gli sfortunati uomini che desideravano raggiungere le coste della Sicilia.

Fata Morgana inganna un re arabo

Si narra che un giorno durante le invasioni barbariche, nell’alto medioevo,  cadde vittima della Fata Morgana un re arabo che giunto in Calabria fu pervaso da un forte desiderio di raggiungere la terra che gli era comparsa all’orizzonte.

Mentre si domandava come raggiungerla, gli comparve una bella donna (Fata Morgana) che fece apparire l’isola a due passi dal re conquistatore, con parole fuorvianti lo convinse della vicinanza delle due terre. Il re allora credendo di poter raggiungere la Sicilia a nuoto con un paio di bracciate si tuffò in acqua, ma dopo un po’ l’inganno svanì e morì affogato.

  L’inganno al Re Ruggero d’Altavilla

Nel 1060 tre cavalieri Messinesi: Cola Camuglia, Ansaldo da Patti e Jacopino Saccano chiesero aiuto a Ruggero d’Altavilla per liberarsi della tirannia araba e gli offrirono in dono una spada a due mani ed una croce.
Ricevuta l’autorizzazione da sua santità Papa Nicola II, Ruggero il Normanno, si recò in Calabria e cominciò a riflettere su come avrebbe potuto attraversare lo stretto di Messina. Il suo esercito era composto soltanto da 200 cavalieri e non aveva navi e imbarcazioni.

Fu allora che iniziò a sentire un profumo di zagare e una musica di guerra mista a lamenti provenienti dalla Sicilia. Ruggero chiese ad un eremita cosa fosse quel profumo e quei suoni, l’eremita rispose che il profumo era quello delle zagare, i fiori degli agrumi, i lamenti venivano dalla gente siciliana ridotta in schiavitù, mentre i canti e la musica era quello degli arabi che danzavano in festa.

Poco dopo l’acqua iniziò ad agiarsi e il re Ruggero sentì un rumore proveniente dagli abissi, gli apparve la fata Morgana che indovinando i suoi pensieri offrì a Ruggero il suo aiuto, ma egli essedo un fervente cristiano rifiutò.

Allora la fata per dimostrare i suoi immensi poteri fece apparire le due estremità delle terre talmente vicine che quasi sembravano baciarsi e fece apparire un vascello e un esercito per aiutare il re ad attraversare lo Stretto e sconfiggere gli oppressori arabi.

Ruggero rifiutò nuovamente l’aiuto di quella maga e ,a quel punto, le visioni scomparvero. Morgana, non potendo convincere Ruggero, andò via su un carro trainato da sette cavalli con la criniera azzurra color del mare. Anche Ruggero infine si allontanò da quel luogo, tuttavia non rinunciò alla sua impresa, vi ritornò l’anno successivo con un potente esercito e sbarcato in Sicilia, liberò l’isola dalla dominazione araba. Era il 1061.

Ancora oggi una delle vie della città di Messina è dedicata proprio alla Fata Morgana.