Il Vittoriale museo a cielo aperto!

Il Vittoriale è l’ultima dimora di Gabriele D’annunzio, donato interamente agli Italiani, con tutto ciò che contiene! Tutto lo stile e l’estro del poeta sono contenuti in esso.

“Tutto qui mostra le impronte del mio stile nel senso che io voglio dare al mio stile”

A Gardone RIviera, sorge su una collina, con vista sulla sponda bresciana del lago di Garda, l’ultima dimora di Gabriele D’Annunzio. Si tratta di una cittadella monumentale allestita dallo scrittore dal 1921 al 1938 e donata agli Italiani. Memoriale della “vita inimitabile” del poeta-soldato e delle imprese degli italiani durante la Prima Guerra Mondiale.

“Io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre più difficile prova la mia virtù di creazione e di trasfigurazione. Tutto, infatti è qui da me creato e trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare al mio stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o distacco di colori.Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio favore.”

I visitatori sono accolti da un ingresso costituito da una coppia di archi  al cui centro è disposta una fontana. Gli ampi giardini sono arricchiti da ninfe nascoste nei sentieri, vi è anche presente un teatro con una vista meravigliosa e una nave trasporata e ricostruita pezzo per pezzo in mezzo agli alberi.

Maestoso, straordinario quasi sublime… tutto accuratamente progettato e studiato ad opera d’arte per meravigliare e stupire!

La casa di Gabriele D’Annunzio

Dopo la porta di ingresso, in cima ad una stretta scalinata, un pianerottolo separa la sala d’attesa per gli amici, da quella per gli ospiti non graditi.

Nella sala dedicata agli ospiti non graditi, dove ha aspettato anche Benito Mussolini, D’Annunzio gli ha dedicato questi versi incisi sopra uno specchio “Al visitatore / Teco porti lo specchio di Narciso? / Questo è piombato vetro. O Mascheraio. / Aggiusta la tue maschere / Al tuo viso ma pensa che / sei vetro contro acciaio”.

Nella stanza si poteva ascoltare anche musica, sono presenti un grammofono e una radio.

L’estro creativo si rivela in ogni angolo ad iniziare dal nome di ogni stanza!

Staordinaria la stanza della musica con  pianoforti e altri strumenti a corda e a fiato, D’Annunzio viveva con Luisa Baccara, una pianista veneziana che teneva spesso concerti per gli ospiti nel teatro e nella nave. La stanza è molto suggestiva perchè è illuminata dalle luci soffuse di lampade di Murano a forma di zucche e altre lampade chiuse nei cesti per schermare la luce.  D’Annunzio aveva perso l’occhio durante l’impresa di Fiume e non sopportava luci troppo intense. Ogni angolo della casa è colma di oggetti scelti accuratamente, ogni angolo è arricchito da statue e manufatti preziosissimi che rispettano il gusto del proprietario!

All’ingresso della camera da letto, luogo dell’eros e degli incubi notturni, si legge un incisione “ al genio et  voluptati” si entra e si è circondati da  cuscini, tappeti, mobili, oggetti orientali.  Anche il bagno è particolarmente curato e affollato di oggetti e profumi.

La stanza del lebbroso” il letto delle due età”, stretto come una bara e simile ad una culla, unisce la morte con la vita. Era la stanza dedicata alla meditazione di anniversari di guerra, della morte della madre o di Eleonora Duse.  La stanza sembra un vero altare con un letto e sulle scalinate pelli di ghepardo, oltre un tavolino con varie foto.

Nel corridoio la via crucis,  14 stazioni in rame smaltato e un frate piangente incappucciato, uno di quelli che ornavano le tombe francesi.

In alto allo stipite della porta dello studio, intitolato  “scrittoio del monco”, si trova il calco  di una mano recisa. Era il luogo dedicato alla corrispondenza e D’Annunzio, non volendo rispondere a tutte le lettere che gli arrivavano, si fingeva “ monco”, per questo il simbolo dalla mano recisa.

La porta dell’“officina”,  il luogo della composizione artistica, è tanto bassa che per accedervi costringe ad un inchino, omaggio al poeta e alla nascita dell’arte.

La sala da pranzo, stanza della “Cheli” in onore ad una tartaruga ,il cui guscio D’annunzio aveva posta a capotavola, come monito per gli ospiti di non mangiare troppo, perchè la tartaruga era morta nei giardini per un’ indigestione.  Il guscio è autentico, il resto rifatto in bronzo.

Nella stanza delle reliquie, tra suppellettili Kisch e circa 33000 libri e continui richiami all’arte, a  Dante e Michelangelo, di cui amava definirsi parente, è conservato anche il volante dello scafo dell’amico Segrave, morto durante una gara di velocità sull’acqua.

Le vetture e il culto della velocità!

Il parco auto del Vittoriale conta ben cinque vetture: la gloriosa Fiat T4, con la quale D’Annunzio era entrato trionfalmente in Fiume il 12 settembre del 1919, una OM, una Lancia Trikappa, una Fiat 509 e una lancia Lombarda IV serie a cui si aggiungerà  una Lancia VII serie a sei posti carrozzata con i colori di Montenevoso, esterno rosso e interno blu.

” Da alcuni mesi sono percorso da un nuovo flagello. Le multe ch’io pago ” per velocità indebita sono così numerosi e gravi che ho già deliberato di sopprimere non soltanto la velocità ma le automobili stesse! Anche ieri, la decima e undicesima multa di gennaio è ingiusta!!..” 

Per quanto riguarda l’auto così scrive d’Annunzio

” [..]per quanto riguarda la questione del sesso già dibattuta, l’automobile è femmina. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttice, ha , inoltre una virtù ignota alle donne : la perfetta obbedienza. Ma , per conto delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza[..] “

Il vittoriale è una vera e propria composizione poetica, un luogo assolutamente da visitare!