L’importantissima concessione del Porto Franco


Messina ha da sempre rivestito un ruolo centrale nel Mediterraneo, ed è stata una rotta essenziale per il commercio già a partire dal periodo Romano, “Civitas Foederata” di Roma con svariati privilegi nel settore marittimo.

Durante la dominazione Bizantina e Araba il porto di Messina subì una battuta d’arresto per tornare a risplendere con la dominazione Normanna. Al suo Porto facevano scalo e partivano le navi dei Crociati diretti in Terra Santa.

In particolare, la città, con l’editto del conte Ruggero II, ebbe il titolo di “Caput Regni” diventando la sede del Consolato del Mare, tribunale formato da consoli eletti liberamente da mercati e navigorum primater, che emanavano ordinanze volte a regolamentare i rapporti tra i commercianti ed esentava i Messinesi da gabelle, dogane e altri pagamenti per mare e per terra oltre a svariati vantaggi commerciali.

L’istituzione del Consolato del Mare comprendeva: la costituzione di un nuovo arsenale e della Darsena e l’istituzione di un Ammiraglio con giurisdizione sul porto. “Il porto dello Stretto” divenne così uno dei porti più importanti del Mediterraneo sia dal punto di vista militare che commerciale.

La sua Zecca batté moneta per tutto il regno con inciso l’orgoglioso motto M.N.S.C. MESSANA NOBILIS SICILIAE CAPUT. A questo si aggiunse la concessione da parte di Enrico VI di Porto Franco.

Messina e le lapidi di Enrico VI e Costanza D’Altavilla


Messina, città nuova e antica nello stesso tempo, conserva ancora oggi tesori nascosti, nonostante il disastro causato dal terremoto nel 1908.

Tra le numerose testimonianze del passato ricordiamo le lapidi di Enrico VI e Costanza D’Altavilla sulle quali vennero incise le disposizioni del Porto Franco a futura memoria. Le lapidi furono scolpite al fine di conferire il giusto riconoscimento alla famiglia imperiale. Furono conservate nella cattedrale della città, allora dedicata a Santa Maria “La Nova”, oggi si trovano nel Duomo di Messina.  Vi sono incisi i nomi dei due coniugi e sono conosciute come lapidi di Enrico VI e Costanza D’Altavilla, la loro datazione è incerta, anche se sembrerebbe risalire al XII secolo.

Lapidi

Porto Franco di Messina

Nel 1197 l’imperatore Enrico VI del Sacro Romano Impero concesse ai Messinesi l’importantissimo privilegio del Porto Franco.

La disposizione fu una vera e propria garanzia per i traffici commerciali del porto perché conteneva molteplici immunità di natura sia economica che giuridica. In modo particolare si disponeva la libertà di importazione e esportazione di qualsiasi tipo di genere di merce, senza obbligo di tasse e gabelle, a ciò veniva aggiunta l’ inappellabilità nei confronti del Stratigoto, inoppugnabile in qualunque sede.

Lo Stratigoto era una figura centrale nel panorama giuridico dell’epoca, deteneva la duplice funzione di magistrato cittadino e capitano d’armi e veniva eletto direttamente dal sovrano.

Quando improvvisamente venne a mancare, Enrico VI, l’Imperatrice Costanza D’Altavilla, in qualità di reggente decise di riconfermare tale importante emanazione.

Perché Enrico VI concesse a Messina il Porto Franco?

Quando nel 1189 morì Guglielmo II, venne eletto Re il cugino del defunto sovrano, Tancredi d’Altavilla. Nel 1185 Enrico VI sposò Costanza D’Altavilla, legittima erede al trono. Iniziò così un conflitto sanguinosissimo nel quale la città di Messina appoggiò l’imperatore tedesco. Enrico VI riuscì a prevalere su Tancredi prendendo possesso dell’isola.

Il sovrano dovette tribolare a lungo prima di raggiungere un equilibrio tra i nuovi sudditi. Messina, fu la sola città dell’isola ad appoggiare pienamente il governo di Enrico VI, mentre Catania e Palermo parteggiavano per Tancredi D’Altavilla.

Non solo i messinesi appoggiarono l’imperatore, ma scesero addirittura in campo con relative truppe al seguito dell’esercito filo tedesco. Per Messina che viveva di scambi commerciali la concessione di Enrico VI permise la fioritura dei commerci e l’inizio di un periodo tra i più prosperi della storia della città.

La travagliata storia del porto franco

La città attraversò un periodo di grande prosperità legata al commercio di vari prodotti di transito ma soprattutto all’esportazione della seta, autentico fiore all’occhiello del commercio messinese.

Sotto la dominazione spagnola, nel 1600, le ampie libertà municipali di cui godeva, non furono gradite dagli spagnoli che consideravano la città minacciosa per la stessa corona, e tentarono di sopprimerle.

Da questo nacque una sommossa popolare, il Senato Messinese decise di ribellarsi al viceré Bajona alleandosi con i francesi. Luigi XIV inviò una flotta sotto il comando di Duquesne, ammiraglio francese, resistettero per quattro giorni ma dovettero capitolare anche perché il re francese abbandonò Messina al suo destino.

La vendetta spagnola fu terribile. Violenza inaudita e repressione.

Soppressione a tappeto di tutti i privilegi di cui la città godeva: abolito il Porto Franco, chiusa l’Università, la zecca ed abbattuto il palazzo Senatoriale. Privata della sua autorità Messina si vide per molti anni privata della sua importanza.

Con i Borboni si tentò il recupero dei traffici commerciali che avevano reso florida in passato la città. Il Porto franco venne istituito nuovamente nel 1784 ed esteso a tutte le città e poi abolito definitivamente nel 1879.