La storia di Enrico VI di Svevia è una fitta trama di oscuri complotti, tradimenti e segreti guidati da un’insaziabile brama di potere.

Era il giorno di Natale del 1130 quando Ruggero II, già conte di Sicilia e Calabria, venne incoronato Re di Sicilia nella cattedrale di Palermo dal cardinale Santa Sabina, inviato speciale dell’antipapa Anacleto II. Forse non pensava che quel Regno che era riuscito a creare era destinato a durare 700 anni.

Erano passati appena 113 anni da quando nel 1017 il primo gruppo dei Normanni si era affacciato sul Garigliano e posando lo sguardo sulle meravigliose terre del mediterraneo piene di verde e di sole. In questi cento anni i Normanni erano riusciti a spazzare via Longobardi, Saraceni, Greci e Bizantini e a fare di tutta l’Italia meridionale un unico Regno.

I re Normanni erano amati dal popolo meridionale perché avevano garantito un lungo periodo di pace, dopo che queste terre erano state vessate per secoli dalle contese feudali.

Le città avevano sviluppato proprie attività economiche e intrattenevano scambi commerciali con i popoli arabi divenendo un ponte fra l’Italia e la sponda orientale del Mediterraneo.

Lo strano destino della principessa Normanna Costanza D’Altavilla

E quest’altro splendor che ti si mostra
da la mia destra parte e che s’accende
di tutto il lume de la spera nostra,                                  111

 

ciò ch’io dico di me, di sé intende;
sorella fu, e così le fu tolta
di capo l’ombra de le sacre bende.                               114

 

 Ma poi che pur al mondo fu rivolta

contra suo grado e contra buona usanza,
non fu dal vel del cor già mai disciolta.                         117

 

Quest’è la luce de la gran Costanza
che del secondo vento di Soave
generò ‘l terzo e l’ultima possanza».                            120

 

 Così parlommi, e poi cominciò ‘Ave,

Maria’ cantando, e cantando vanio
come per acqua cupa cosa grave.                                123

Dante, Divina Commedia, Paradiso, III Canto, vv. 109 – 123

Costanza D’Altavilla, era la figlia che Ruggero II re di Sicilia aveva avuto dalla terza moglie Beatrice di Rethel.

La principessa non era destinata al matrimonio. La sua ascesa al trono era così improbabile che fino all’età di 30 anni i dignitari non si curarono di trovarle un marito.

Per l’epoca era un’età molto avanzata per sposarsi, soprattutto per una principessa. Costanza era considerata una di quei secchi rami delle dinastie regali, nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata lei l’erede al trono!

La principessa viveva lontano dalla corte e il suo desiderio era già segnato, prendere il velo, si pensa che fosse entrata in monastero molto giovane.

Per uno strano gioco del destino Costanza sopravvisse ai fratelli e ai nipoti e diventa l’unica erede. Da quel momento la vita della donna viene completamente sconvolta.

Federico Barbarossa la chiese in sposa per il figlio Enrico VI. Per un accorto stipulato tra Guglielmo II (il nipote di Costanza) e Federico Barbarossa la principessa Siciliana fu costretta a diventarne sposa, così Costanza fu costretta a rinnegare i voti monacali per sposare un uomo che non conosce più giovane di lei di circa 11 anni.

Matrimonio con Enrico VI

Enrico VI era l’erede legittimo del titolo di imperatore del Sacro Romano Impero. Di lui si racconta che era un uomo freddo, calcolatore e che non sorrideva mai.

Il fidanzamento tra Enrico VI di Svevia e Costanza D’Altavilla fu accordato il 29 ottobre del 1184 ad Augusta.

Costanza, accompagnata da uno stuolo di principi e baroni, partì da Palermo alla volta di Milano, dove dovevano celebrarsi le nozze nella chiesa di Sant’Ambrogio, il 27 gennaio del 1186.

La sposa indossava abiti ricamati e intessuti in oro e argento, provenienti dal famoso Tiraz di Palermo. La dote, quarantamila libbre d’oro, era stata precedentemente versata al tesoro imperiale Il patriarca di Aquileia incoronò gli sposi con la corona ferrea del Regnum Italiae.

Per Federico Barbarossa questo matrimonio rappresentava la possibilità di riunire per vie dinastiche i territori dell’Italia meridionale, che e aveva da sempre considerato parte integrante del Sacro Romano Impero ma che non era mai riuscito a conquistare.

Molto probabilmente se questo matrimonio non si fosse celebrato o se Guglielmo II avesse avuto un erede l’imperatore non avrebbe messo mai le mani sul Regno di Sicilia. Non si sa come mai Guglielmo II acconsentì a questa unione, probabilmente perché non aveva eredi diretti oppure su proposta e insistenza di Federico Barbarossa che già in passato aveva tentato senza successo.  Dopo aver sposato Costanza, Enrico VI rivendicò il diritto di essere il successore di Guglielmo II di Sicilia morto senza eredi nel 1189.

Guglielmo II infatti aveva designato come propria erede la zia Costanza D’Altavilla. I nobili isolani e il papato non vedendo di buon occhio gli Svevi decisero di eleggere come Re di Sicilia Tancredi, cugino di Guglielmo II e figlio naturale di Ruggero III duca di Puglia. Il nonno di Tancredi era Ruggero II e la principessa Costanza era sua zia, solo di un anno più giovane di lui.

Enrico VI di Svevia contro Tancredi

Nel novembre 1189, Tancredi fu incoronato a Palermo Re di Sicilia appoggiato dal papa Clemente III, contrario a un unico sovrano della casata degli Hohenstaufen dalla Germania alla Sicilia. Il papa riconobbe infatti l’elezione.

Essendo l’imperatore Federico Barbarossa impegnato nella crociata in Terra Santa, Enrico VI e Costanza erano costretti a rimanere nel Regno di Germania e a non poter intervenire per la questione del Regno di Sicilia.

Quando nel 1191 Enrico VI successe al padre Federico Barbarossa, discese subito in Sicilia per riconquistare il Regno appoggiato anche da una flotta Pisana da sempre fedele all’imperatore.

La flotta Siciliana riuscì a battere quella di Enrico VI (anche a causa di una pestilenza) e l’imperatrice Costanza, rimasta indietro fu catturata a Salerno.

Tancredi portò Costanza D’Altavilla a Palermo consegnandola alla supervisione della moglie. 

La regina Sibilla, che pranzava con Costanza e  faceva dormire l’imperatrice insieme a lei nella sua stessa camera da letto, si oppose fermamente a che Tancredi onorasse Costanza, pensando che questo sarebbe stato un implicito consenso e riconoscimento alla rivendicazione di quest’ultima e consigliò che Costanza fosse condannata a morte, ma Tancredi non era d’accordo.

Tancredi pensava che uccidendo Costanza avrebbe perso popolarità e che l’imperatrice viva in mano sua costituisse un’opportunità per costringere Enrico VI a un armistizio. 

Sibilla discusse con il cancelliere Matteo d’Ajello sul luogo più adatto a imprigionare Costanza e Matteo, con la presenza di Sibilla, scrisse una lettera allo scopo di persuadere Tancredi a rinchiudere l’imperatrice a Napoli nel Castel dell’Ovo, un castello in mezzo al mare costruito su un’isola. Il castello era arredato per uso abitativo tuttavia veniva sfruttato solo per poche occasioni.

Per rilasciare l’imperatrice Tancredi pretese che Enrico VI scendesse a patti con un accordo di tregua. Pensò di consegnare Costanza al papa Celestino III che si era offerto come mediatore. Durante il viaggio verso Roma, il convoglio fu attaccato da una guarnigione sveva e Costanza D’Altavilla liberata.

Tancredi morì a Palermo il 20 febbraio del 1194, poco dopo la morte di suo figlio primogenito Ruggero III ,erede designato al trono. Il successore al trono fu Guglielmo III, troppo piccolo perché ancora minorenne. La sua reggenza fu assunta dalla madre Sibilla. Stando così le cose , la conquista del Regno di Sicilia diventò molto più facile.

A metà di maggio del 1194 Enrico VI mosse verso Sud. Sbaragliò le città che si opponevano alla sua autorità.

Alcune città si arresero senza combattere come accadde a Napoli. In ottobre sbarcò con il suo esercito a Messina, la città fu messa a ferro e a fuoco. Il 20 novembre Enrico VI entrò trionfante a Palermo costringendo la regina a fare atto di sottomissione in segno di resa al vincitore.

Il 25 dicembre Enrico VI fu incoronato re di Sicilia senza attendere di avere al fianco la donna che aveva reso possibile questa incoronazione.

La nascita di Federico II

Quando Enrico IV aveva iniziato la discesa verso la conquista della Sicilia aveva lasciato indietro la consorte poiché era incinta. Costanza aveva quarant’anni, età ritenuta al quel tempo avanzata per avere un bimbo tanto che anche Enrico VI ne dubitasse la veridicità. Nel regno c’era chi vociferava che la gravidanza fosse fittizia e già fosse pronto un bambino che l’imperatrice avrebbe spacciato per suo.

Costanza era a conoscenza di queste voci e escogitò un modo per mettere a tacere le dicerie che avrebbero messo in dubbio i diritti ereditari di suo figlio. L’imperatrice capì che era di vitale importanza che al parto ci fossero più testimoni possibili, in modo da garantire che il bambino era davvero suo.

 

Quando arrivò a Jesi, presso Ancona, il 26 dicembre, e iniziarono le doglie, fece erigere una tenda nella piazza centrale.

Incurante del freddo e messa da parte ogni forma di pudore partorì in pubblica piazza. Così nacque il tanto atteso erede, chiamato inizialmente Costantino, poi battezzato con i nomi dei  nonni, Federico Ruggero : Federico II.

Costanza divenne regina di Sicilia e madre del successore al trono imperiale. Da questo momento, e per il resto della sua vita, cercò con tutta sé stessa di proteggere suo figlio e il suo popolo, ponendosi  in contrasto con suo marito Enrico, che tendeva a trattare il regno di Sicilia come semplice appendice dell’impero.

Il sanguinario Enrico VI di Svevia

Intanto il figlio di Tancredi, Guglielmo III, che all’epoca aveva solamente nove anni, depose la corona appartenuta al padre ai piedi dell’imperatore rinunciando solennemente a ogni rivendicazione.

Enrico VI  investì il piccolo Guglielmo III, della contea di Lecce e del principato di Taranto. Dopo pochi giorni, Enrico VI prese a pretesto un complotto in realtà inesistente per deportare in Germania la famiglia reale e i suoi più stretti consiglieri.

Condannò al carcere e a morte diversi centinaia di baroni siciliani. Sibilla e le sue figlie furono incarcerate in un monastero in Alsazia liberate solo dopo la morte di Enrico VI. Il piccolo Guglielmo III di soli nove anni fu accecato ed evirato e visse in uno stato di semi-prigionia, fino alla sua morte avvenuta quando aveva soli 13 anni.

La congiura contro Enrico VI di Svevia

L’atto indegno perpetrato da Enrico nel dicembre 1194 a Palermo, portò in alcuni nobili siciliani un senso di ribellione, ed era proprio quello che si aspettava l’imperatore per scoprire tutti coloro che gli erano contro così da eliminarli e metterli in prigione.

Costanza affidò il figlio Federico II alle cure della duchessa di Spoleto e raggiunse il marito a Bari, dove l’imperatore aveva convocato una Curia per le questioni ereditarie del Regno.

Enrico decise di passare la reggenza del regno normanno a Costanza, per ottenere in maniera graduale l’unione delle due corone.

Costanza D’Altavilla  si insediò a Palermo e si operò come intermediaria tra il Papa e Enrico VI. La regina tentò con tutti i mezzi di difendere il sud dal governo tirannico del marito.

Nell’estate del 1197 Enrico tornò in Sicilia, dove aveva scoperto una nuova congiura contro di lui. Sospettò che a capo di essa vi fossero il papa e la stessa Costanza o che comunque vi avessero partecipato.

Enrico costrinse la moglie ad assistere alle tremende torture inflitte ai suoi conterranei che avevano ordito il complotto, ordinò sanguinose repressioni ed esecuzioni di massa; i carnefici ebbero un gran da fare impiccando, bruciando e accecando i rivoltosi.

A Catania, i presunti congiurati furono sottoposti a tremende torture: al Signore di Enna, con grande strazio della Regina Costanza, fu cinto il capo d’una corona arroventata. Enrico confinò la moglie nel palazzo reale di Palermo, sotto il controllo del cancelliere Gualtiero di Palearia.

l clima di terrore che avvolse come un ombra la Sicilia si allentò solamente con la morte improvvisa dell’imperatore.

Enrico si sentì improvvisamente male durante una tenuta di caccia nella Valle de Nisi, odierna Fiumedinisi.  Venne subito trasportato a Messina, nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1197 dove morì in seguito a un’infezione intestinale o a un avvelenamento da parte della moglie.

Proprio qualche tempo prima aveva deciso di allestire una nuova crociata, motivata dalla propria ambizione politica sull’Oriente e per onorare la memoria del padre.